Un esemplare giovanile di Sepia officinalis, lungo appena 1,5 cm
Le seppie comuni (Sepia officinalis) si trovano in tutto il Mar Mediterraneo e lungo le coste Atlantiche, dalla Scandinavia al Marocco; nell’Adriatico centro-settentrionale risultano particolarmente frequenti e abbondanti.
Il ciclo vitale della seppia si compie in genere in due anni. Le uova schiudono in estate, e alla nascita i piccoli sono in tutto e per tutto simili agli adulti, benché di dimensioni inferiori al centimetro: sono in grado di cambiare colore e, se minacciati, spruzzano una goccia di inchiostro. In autunno, raggiunta una lunghezza di alcuni centimetri, si spostano al largo.
I maschi raggiungono la maturità sessuale ad una lunghezza approssimativa di 10 cm, a circa un anno dalla schiusa, mentre lo sviluppo delle femmine è più tardivo. A meno di due anni dalla nascita, in primavera, gli adulti, che possono raggiungere una lunghezza massima di oltre 40 cm, si avvicinano nuovamente alla costa per la riproduzione. In seguito ad essa, gli animali generalmente muoiono, e solo pochi riprendono il largo.
Un uovo di Sepia officinalis poco prima della schiusa mostra in trasparenza l’individuo già pronto per uscire
L’accoppiamento è preceduto da un rituale di corteggiamento, reso spettacolare dalle livree di colore acceso esibite dal maschio. L’atto sessuale prevede l’accostamento dei partner ed il passaggio dal maschio alla femmina degli spermi, raccolti in un astuccio detto spermatofora, tramite l’ectocotile, un braccio appositamente modificato. Le uova sono sferiche, di colore nero, e vengono deposte su qualsiasi substrato solido si presti allo scopo: i lunghi tubi degli spirografi, ad esempio, sono molto ambiti, in quanto offrono un buon ancoraggio e la possibilità per le uova di avere una buona ossigenazione, essendo ben esposte alla corrente.
La dimensione delle uova aumenta progressivamente, fino ad un diametro di circa un centimetro. Nelle fasi finali dell’incubazione, il colore nero sbiadisce fino a che l’uovo non risulta completamente trasparente, e all’interno è visibile la piccola seppia già formata.
Un esemplare adulto di Sepia officinalis in atteggiamento di minaccia
I pescatori conoscono bene il ciclo vitale di questa specie, e ad esso adattano le loro strategie di pesca: infatti, in Adriatico, durante il periodo autunnale ed invernale le seppie vengono pescate al largo mediante l’utilizzo di reti a strascico, ma la pesca di questo mollusco si concentra nel periodo primaverile, quando sottocosta fioriscono le bandiere che indicano la presenza di nasse, oltre a cestini e reti da posta.
Le seppie vengono in genere attratte ponendo all’interno della nassa un rametto di alloro, che pare richiamare le femmine in cerca di un substrato adatto alla deposizione; nel momento in cui la femmina è intrappolata, anche i maschi sono attratti all’interno della nassa.
Un esemplare adulto di Sepia officinalis
Questa pesca è particolarmente impattante per la specie, per diversi motivi. Innanzi tutto, va a colpire gli individui in procinto di riprodursi, quindi quelli che dovrebbero garantire la nascita di nuove generazioni; in secondo luogo, sia gli esemplari catturati che quelli nelle vicinanze tendono a deporre le uova sulle nasse e sull’alloro in esse contenuto, e ciò comporta la perdita di un grandissimo quantitativo di uova, che seccano quando le nasse vengono recuperate, o vengono disperse nel momento in cui le nasse vengono pulite tra una cala e l’altra.
Infine, il grosso problema deriva dalle difficoltà di controllo di questo tipo di attività: in particolare, la normativa vigente prevede un massimo di due nasse per ogni imbarcazione di pesca sportiva, ma ciò però non è facilmente verificabile da parte della guardia costiera, e pertanto l’impatto generato dai pescatori sportivi è fuori controllo.
Per questo, la pesca della seppia sta andando a minare, non solo in Adriatico, l’abbondanza di questa specie, riducendo ogni anno di più il numero di esemplari che giungono sottocosta a riprodursi. Una pesca sbagliata, che necessita di regolamentazioni serie e di reali controlli prima che anche la seppia venga inserita nella troppo lunga lista delle specie in pericolo di estinzione.