L’ampia cintura di Aulacomya atra, mitilo oggetto del nostro prossimo esperimento
GIORNO 1
Ritorno nel piccolo paese di Puerto Cisnes e, visto che squadra che vince non si cambia, oltre al gruppo di ricercatori cileni del CIEP (Centro de Investigacion en Ecosistemas de la Patagonia) che organizza queste campagne, sono nuovamente affiancato dai miei due amici e colleghi che hanno preso parte alla spedizione del 2017.
Gli scopi della nostra missione sono parzialmente gli stessi della volta scorsa: in particolare, continueremo la caratterizzazione biologica in immersione dei fondali dei fiordi, dalla superficie fino a 30 metri di profondità, e svolgeremo esperimenti, sott’acqua e in acquario, volti a capire il ruolo svolto dai principali animali filtratori nell’ecosistema del fiordo.
Quest’anno, inoltre, effettueremo alcuni campionamenti per coadiuvare il gruppo cileno in una serie di esperimenti su popolamenti intertidali e su Aulacomya atra, la grossa cozza che forma estese cinture intorno ai 5 metri di profondità, con lo scopo di capire quanto il pellet poliestruso utilizzato come cibo per i salmoni dei numerosi impianti di acquacoltura presenti penetri nelle catene alimentari naturali. Insomma, il lavoro è tanto, e il tempo a disposizione poco, quindi al lavoro!
Il grosso pesce piatto Paralichthys cfr. adspersus perfettamente camuffato in attesa di prede di passaggio
GIORNO 2
Alla ricerca di esemplari del bivalve fossorio Leukoma antiqua, necessari agli esperimenti, ci immergiamo ripetutamente su diversi fondi incoerenti, spesso ubicati nei pressi degli estuari dei numerosi rii che scendono dalle montagne, scaricando acque derivate dalle abbondanti precipitazioni e dal disgelo dei ghiacciai.
Tra i detriti vegetali accumulati alla foce del Rio Marta, un grosso rombo Paralichthys cfr. adspersus, ben mimetizzato, aspetta il passaggio di una possibile preda!
La più densa ed estesa foresta di Thouarella sp. finora osservata nel Puyuhuapi
GIORNO 4
Trascorriamo due giorni a bordo del Catalina, piccola imbarcazione in legno normalmente adibita ad attività legate alla salmonicoltura. La barca è davvero piccola, e nell’unico locale coperto non ha nemmeno letti sufficienti per tutti: per fortuna le buone condizioni meteomarine ci permettono di raggiungere Puerto Gaviota, minuscolo villaggio all’imboccatura meridionale del Puyuhuapi che già visitammo lo scorso anno, e possiamo così chiedere ospitalità per la notte ad alcuni pescatori locali!
Durante il viaggio di ritorno, prima di rimanere in panne e attendere alcune ore l’arrivo dei soccorsi che ci riportino a Puerto Cisnes, abbiamo modo di immergerci in zone maggiormente influenzate dalle acque oceaniche, e generalmente più ricche di biodiversità. Tra le osservazioni più interessanti, va citata una enorme ed estremamente densa foresta di gorgonie del genere Thouarella.
Queste, tipiche di acque fredde e perfino antartiche, sono piuttosto comuni nel fiordo, e insieme alle gorgonie a frusta Primnoella chilensis, rappresentano le uniche gorgonie presenti in zona. Vista la loro abbondanza, riteniamo che il loro ruolo di filtratori possa avere una certa rilevanza nell’ecosistema del fiordo, e per questo saranno oggetto di un nostro prossimo esperimento.
La meravigliosa stella canestro Gorgonocephalus chilensis sfrutta il briozoo Aspidostoma giganteum per avere un migliore accesso alla corrente
GIORNO 6
Contrariamente a quanto accade in Mediterraneo, nei fiordi cileni i briozoi sembrano essere piuttosto rari. Tra le poche specie presenti la più tipica è forse Aspidostoma giganteum, che ha scheletro carbonatico e, come il nome suggerisce, può raggiungere dimensioni cospicue, dell’ordine di una ventina di centimetri di altezza.
Questa specie rappresenta uno degli organismi più caratteristici delle biocenosi presenti all’interno di anfratti, ma nel sud del Puyuhuapi alcune grandi colonie si ergono anche lungo le pareti verticali; in questi ambienti in cui la tridimensionalità del fondale è molto ridotta, il loro portamento eretto svolge un ruolo fondamentale nel favorire un miglior raggiungimento della colonna d’acqua da parte di altri organismi filtratori, come la frequente e sempre affascinante stella gorgone Gorgonocephalus chilensis.
Una incredibile aggregazione di Munida gregaria copre centinaia di metri quadrati di fondale
GIORNO 7
Oggi navighiamo verso nord, fino a raggiungere l’ampia insenatura con cui termina il Puyuhuapi. Sott’acqua, ci troviamo davanti ad uno spettacolo piuttosto impressionante, a cui abbiamo assistito solo raramente lungo il fiordo, in ambienti simili a questo: tutto il pendio sabbioso su cui nuotiamo è coperto a perdita d’occhio da migliaia di esemplari di Munida gregaria, che alla nostra vista scappano con scatti fulminei.
Questo crostaceo, piuttosto simile alle nostre galatee, appartiene ad un genere che comprende quasi esclusivamente specie di profondità, e questa specie è una delle poche che si può osservare in immersione subacquea.
È distribuita nelle acque fredde del Pacifico australe e, come il nome suggerisce, è in grado di formare grandi sciami di esemplari che, una volta passata la fase larvale in mare aperto, si muovono verso le coste per scendere sul fondo, dove possono formare queste impressionanti aggregazioni. M. gregaria sembra svolgere un ruolo molto importante nelle reti trofiche, avendo un ampio range di strategie alimentari, ed essendo predata da un gran numero di specie, sia bentoniche che pelagiche.
Per questo, le dense popolazioni che abbiamo rinvenuto sono probabilmente un tassello molto importante nell’ecosistema dei fiordi, e certo ci impegneremo a descriverle al meglio, carpirne ogni segreto, valutarne l’effettiva importanza e fornire tutte le informazioni utili per la miglior gestione della specie nei fiordi cileni.
Una curiosa oloturia del genere Psolus
GIORNO 8
Approfittando del mare particolarmente calmo, affrontiamo una lunga navigazione a bordo del gommone per raggiungere l’estremità del Jacaf, canale lungo e stretto che collega il Puyuhuapi al più esterno ed oceanico Canal Moraleda.
Anche se dovremo attendere i risultati delle analisi delle fotografie per poter descrivere nel dettaglio le comunità animali presenti, già a prima vista è evidente che la fauna bentonica del Jacaf è sorprendentemente diversa da quella del Puyuhuapi; in particolare, ciò che colpisce è una grande abbondanza di diverse specie di oloturie filtratrici, che si sporgono a grappoli dalle pareti per catturare particelle di cibo nella colonna d’acqua.
La causa di questa abbondanza potrebbe trovarsi nelle forti correnti tipiche del canale, e nelle acque ricche di materia organica derivata dagli apporti fluviali e pluviali.
Le specie più curiose appartengono al genere Psolus: si tratta di oloturie dall’aspetto tozzo e dall’epitelio all’apparenza squamato, che durante l’alimentazione estroflettono un grande ciuffo di palpi boccali ramificati, grande a tal punto che viene da domandarsi come potesse essere tutto racchiuso dentro al piccolo corpo dell’animale.
Questa abbondanza di ricci Pseudechinus magellanicus potrebbe essere indice di un disequilibrio ecosistemico?
GIORNO 10
Una costante di questa campagna è stata l’osservazione di un incredibile quantitativo di piccoli ricci Pseudechinus magellanicus; già in passato avevamo incontrato ampie zone di fondale letteralmente ricoperte da questi animali, ma quest’anno abbiamo potuto osservare un aumento sia del numero sia dell’estensione di queste aree, e per la prima volta abbiamo riscontrato morie di gorgonie che potrebbero essere legate all’azione di brucatura dei ricci stessi.
In Mediterraneo e in molti mari del mondo la grande abbondanza di ricci, spesso dovuta a squilibri ecosistemici causati dall’azione umana, genera barren, ambienti spogli e desertificati, spesso destinati ad ampliarsi a dismisura. Sarà questo il caso del Puyuhuapi?
Qui sembra che l’impatto umano sia ancora limitato, ma sarebbe interessante monitorare nel tempo lo sviluppo di queste esplosioni demografiche, per capirne cause ed effetti.
Uno ctenoforo del genere Beroe nuota nelle acque generalmente piuttosto immobili del fiordo.
GIORNO 11
Si concludono oggi le attività di campo di questa spedizione, che è risultata piuttosto proficua: siamo infatti riusciti a portare a termine 34 immersioni di campionamento in un’area di lavoro piuttosto vasta, a cui abbiamo affiancato alcuni esperimenti a terra e la raccolta di campioni e di dati relativi alla colonna d’acqua tramite bottiglie niskin e sonde CTD.
Ora ci aspettano due giorni di lavoro nei laboratori del CIEP prima di dichiarare ufficialmente conclusa questa campagna e dedicarsi alla lunga attività di analisi dei dati raccolti.
Dal punto di vista subacqueo, una novità interessante rispetto agli anni passati è la presenza nella colonna d’acqua di alcuni organismi macroplanctonici, come questo affascinante ctenoforo del genere Beroe.