L’idrozoo Velella velella, detto barchetta di san Pietro
Il termine pleuston, che deriva dalla parola greca “πλέω”, ossia “navigare”, indica animali che vivono galleggiando sulla superficie dell’acqua, parzialmente esposti all’aria. Tra gli animali pleustonici più noti a chi si affaccia sul Mediterraneo figura Velella velella, nota con il nome di barchetta di san Pietro.
Si tratta di colonie galleggianti di idrozoi, di colore blu acceso e non più lunghe di 5 cm: al di sotto della tipica vela chitinosa, deputata al movimento, si trova un robusto polipo, detto gastrozoide, adibito alla digestione delle prede, catturate da polipi allungati, detti dattilozoidi, carichi di cellule urticanti, in questa specie non abbastanza potenti da causare dolore all’uomo; tra i dattilozoidi si trovano i gonozoidi, adibiti alla riproduzione: sono loro infatti a rilasciare centinaia di meduse grandi quanto una capocchia di spillo.
La fotografia allo stereomicroscopio della medusa di Velella velella mostra le nematocisti urticanti (capsule trasparenti) e le zooxanthelle simbionti (in giallo-verde)
Le minuscole meduse si accrescono al di sotto della colonia, grazie all’energia fornita loro dalla fotosintesi ad opera di microalghe simbionti che albergano nei loro tessuti. La loro vita nel plancton è probabilmente piuttosto breve, e culmina con il rilascio di uova e spermi che, avvenuta la fecondazione, daranno origine ad un nuovo polipo, e da esso ad una nuova colonia galleggiante.
Esemplari di Velella velella appena spiaggiati
In Mar Ligure, ogni primavera il mare si riempie di miliardi di barchette di San Pietro che, sospinte dal vento, si aggregano in banchi enormi e si avvicinano alla costa, dove si lasciano trascinare in un naufragio che colora le coste di minuscoli relitti.
Benché talvolta le condizioni meteomarine portino a spiaggiamenti precoci, il naufragio delle velelle è generalmente qualcosa di assolutamente naturale: dopo aver prodotto le meduse, ed essersi garantite la sopravvivenza della specie, le barchette sono infatti giunte alla fine della loro vita, e della lunga regata che le ha portate a navigare per centinaia di miglia in mare aperto.
Il raro nudibranco Fiona pinnata si nutre di Velella velella
Con molta pazienza e una buona dose di fortuna, osservando da vicino le velelle in mare è possibile incontrare un altro animale straordinario, il nudibranco Fiona pinnata.
Questa lumaca, di per sé incapace di nuotare o flottare sul pelo dell’acqua, durante la fase larvale raggiunge oggetti galleggianti, sui quali si nutre di lepadi, oppure proprio banchi di velelle, delle quali rappresenta uno dei pochi predatori.
La lumaca striscia così a pelo d’acqua da una velella all’altra, nutrendosi dei tessuti viventi, e poiché il dorso ed i cerata del nudibranco sono rivestiti di epitelio trasparente, il colore dell’animale varia sensibilmente in base alla dieta: quando si nutre di V. velella, F. pinnata acquista un evidente colore blu.
Il gasteropode Janthina pallida galleggia sulla superficie grazie ad una zattera di muco, sotto la quale ha deposto le proprie ovature
Molto più frequentemente è possibile notare, attaccate al lato inferiore delle barchette di San Pietro, le piccole conchiglie di colore bianco del mollusco gasteropode Janthina pallida, anch’esso pleustonico e predatore prevalentemente di V. velella.
J. pallida galleggia grazie ad una zattera di bolle di muco da lei stessa prodotta, e sotto cui depone capsule di uova di colore rosa. Durante la primavera del 2017, tempo dopo il puntuale spiaggiamento di V. velella, le coste liguri sono state interessate da un imponente spiaggiamento di questi gasteropodi, un fenomeno mai registrato prima: le aree maggiormente interessate erano coperte da 2000 esemplari a metro quadrato!
Alla base di questo episodio c’è stata la concomitanza fortuita di particolari condizioni meteomarine, che hanno sospinto grandi banchi di origine atlantica all’interno del bacino mediterraneo, e da esso fino alle rive italiane.
La lepade planctonica Dosima fascicularis galleggia grazie ad una propria zattera
A confermare l’ipotesi dell’origine atlantica di questi banchi è stato il ritrovamento, tra le lumache, di alcuni esemplari di una particolare lepade pleustonica proprio di origine atlantica, Dosima fascicularis, osservata sino a quel momento una sola volta nel Mediterraneo.
Questo raro animale è un crostaceo cirripede che, come altre specie di lepadi, si accresce fissato tramite un peduncolo carnoso a vari oggetti galleggianti. Contrariamente alle sue cugine, una volta raggiunta l’età adulta D. fascicularis si stacca dal suo supporto, e produce una propria zattera galleggiante che le permette di vagare per gli oceani in maniera autonoma.
Colonia dell’idrozoo Physalia physalis, detta caravella portoghese
Come accennato, anche altre specie di lepadi vivono all’interfaccia aria-acqua, fissate ad oggetti galleggianti o ad altri organismi, ed è relativamente facile osservarle in mazzetti su tronchi spiaggiati; ma tra gli organismi pleustonici marini la fanno da padrone gli idrozoi che, oltre a V. velella, contano molte specie galleggianti, come le note caravelle portoghesi Physalia physalis, che emergono dalla superficie grazie ad una pneumatofora piena di gas, e le minuscole Porpita porpita, a prima vista simili alle barchette di San Pietro ma di minori dimensioni, più arrotondate e prive della vela.
Un enorme banco di Velella velella davanti alla costa di Arenzano (GE)
Studiare il pleuston è molto difficile a causa dell’erraticità, della dispersione e della lontananza dalla costa che lo contraddistingue, per cui il ciclo vitale e le caratteristiche ecologiche di molte specie che ne fanno parte risultano ancora in gran parte oscure.
Il pleuston rappresenta un mondo quasi sconosciuto, e il Mar Ligure, per le sue caratteristiche oceanografiche, ha dimostrato di essere un ottimo laboratorio a cielo aperto per cercare di svelarne qualche segreto…quindi mi raccomando, occhi aperti!
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Parte delle informazioni riportate in questo articolo è tratta da:
Betti F., Bavestrello G., Bo M., Coppari M., Enrichetti F., Manuele M., Cattaneo-Vietti R. (2017) Exceptional strandings of the purple snail Janthina pallida Thompson, 1840 (Gastropoda: Epitoniidae) and first record of an alien goose barnacle along the Ligurian coast (western Mediterranean Sea). The European Zoological Journal, 84: 488-495. Link
Betti F., Bo M., Enrichetti F., Manuele M., Cattaneo-Vietti R., Bavestrello G. (2019) Massive strandings of Velella velella (Hydrozoa: Anthoathecata: Porpitidae) in the Ligurian Sea (North-western Mediterranean Sea). The European Zoological Journal, 86: 343-353. Link