La caleta di Maitencillo, da cui quotidianamente partono le piccole imbarcazioni dei pescatori
Nuovamente in Cile, ma questa volta niente Patagonia: mi aspetta una breve permanenza a Viña del Mar, vicino alla forse più nota Valparaiso, per una riunione con colleghi cileni in cui discutere dei dati ottenuti durante la prima spedizione scientifica nel fiordo Puyuhuapi, nel sud del Paese. Con Giovanni, il direttore del CIEP, centro di ricerca con cui stiamo collaborando, andiamo a trovare Migueluti, il subacqueo che ci ha fornito assistenza durante la spedizione, per concederci qualche immersione insieme. Migueluti è un pescatore, e lavora poco distante da Viña del Mar, a Maitencillo, un piccolo paese sviluppato intorno ad una baia di sabbia affacciata sull’Oceano Pacifico.
Una coppia di Thecacera darwini in procinto di accoppiarsi, come mostrano le papille genitali espanse
GIORNO 1
La logistica è complessa, e passano alcune ore prima di riuscire a trovare una barca, un’ancora, un barcaiolo e le bombole necessarie per esplorare i fondali antistanti la caleta di Maitencillo. L’uscita dalla baia è resa difficoltosa dall’onda lunga oceanica, che si alza prepotentemente quando si avvicina alla linea di costa.
Superata questa barriera, la navigazione diviene più semplice, anche se onde lunghe di oltre un metro d’altezza, e una risacca percepibile ad oltre 15 metri di profondità, ci accompagneranno durante tutte le escursioni, rendendo le immersioni piuttosto faticose.
Il primo incontro che ci riservano le acque verdi e fredde di Maitencillo è con alcuni esemplari di Thecacera darwini, nudibranco così nominato in onore nientepopodimeno di Charles Darwin, che fu uno dei primi a studiare la fauna di questa zona del Sud America. I due esemplari fotografati sono in procinto di accoppiarsi, come si evince dalle papille genitali espanse, visibili sul fianco destro del corpo.
Enormi e spettrali meduse Chrysaora plocamia si muovono lente nelle acque verdi e torbide di Maitencillo
GIORNO 2
Il fondo che abbiamo modo di esplorare è costituito da piccole secche rocciose che si elevano di alcuni metri da un fondale incoerente grossolano. Sulle rocce crescono fronde di kelp, sotto le quali prospera una vita bentonica decisamente ricca. L’acqua è verde e molto torbida, quasi lattiginosa per la grande presenza di plancton e nutrienti, e oggi enormi meduse Chrysaora plocamia si muovono spettrali nella colonna d’acqua, apparendo quasi all’improvviso a poca distanza da noi.
Piuttosto simili alla loro cugina mediterranea, Chrysaora hysoscella, hanno però dimensioni molto maggiori: in casi eccezionali possono raggiungere un diametro dell’ombrella di un metro e una lunghezza del manubrio di oltre cinque metri!
La grande stella Heliaster helianthus è una grossa predatrice di invertebrati bentonici
GIORNO 3
Heliaster helianthus è una grossa e bellissima stella marina che i locali chiamano “sol de mar“, nome che deriva, come quello scientifico (Helianthus è anche il genere cui appartengono i girasoli!), dalla forma circolare e dalla presenza di numerose tozze braccia. Predatrice non specializzata, si nutre di una vasta gamma di invertebrati, oltre che di carogne, che trova dalla superficie (talvolta rimane addirittura parzialmente esposta all’aria durante la bassa marea) fino ad una ventina di metri di profondità. Si trova su fondi duri e, più raramente, su fondi incoerenti, lungo quasi tutte le coste cilene, e si spinge fino alle acque antartiche.
Questa potrebbe essere l’unica immagine fotografica del nudibranco fossorio Armina cuvieri!
GIORNO 4
L’ultimo giorno si rivela anche il più faticoso, per l’avvicinarsi di una tempesta oceanica che ha incrementato l’altezza delle onde e soprattutto la portata della risacca, che rende davvero impossibile stare fermi sott’acqua. Ma in queste condizioni difficili abbiamo la fortuna di un incontro eccezionale. Infatti il Cile ci saluta così come ci ha accolto, con un nudibranco, ma in questo caso si tratta con tutta probabilità di Armina cuvieri, animale tipicamente fossorio mai più segnalato dopo la sua descrizione, e di cui pare non esistano altre immagini! E in effetti sul fondo sabbioso spiccano alcune grosse pennatule Renilla chilensis, probabile fonte alimentare del nudibranco…
Purtroppo il tempo a disposizione per esplorare i fondali di Maitencillo è davvero poco, ma abbiamo avuto modo di farci un’idea della biodiversità della zona, senz’altro molto interessante pur non essendo così unica e tipica come quella dei fiordi patagonici.